Murales di Maradona a Napoli: la storia.

25/11/2020

Scrivo nel giorno della tua fine e devo dire che le emozioni sono tante e contrastanti.

In queste ore ho letto tantissime cose, molte delle quali riguardano la tua persona, l’esempio sbagliato e gli errori dell’uomo che è crollato tante, troppe volte.
Sono solita non giudicare la vita degli altri, specialmente quando a farsi del male ci si pensa da soli.

Ci sono tante cose meravigliose di te che invece io vorrei sottolineare. Perché spesso essere grandi come lo sei stato tu, è un peso troppo immenso da portare sulle spalle di un solo uomo e cadere, forse, sarebbe stato un rischio inevitabile per chiunque; il prezzo troppo alto da pagare per aver fatto sognare milioni di persone.

Diego Armando Maradona

Quest’uomo dalla statura piccola e che veniva da uno dei luoghi più poveri al mondo, aveva il compito di sostenere sulle sue sole spalle, il dono più immenso che fosse mai stato donato ad un calciatore. La sua storia ci insegna che le sue radici, umili, umilissime, lo hanno avvicinato a chi non avesse niente, il suo solo obiettivo era quello di difendere i più deboli, coloro che venivano schiacciati dal mondo, dalla società. Ha portato sulle sue proprie spalle il peso del genio che custodiva

Io non sarò mai un uomo comune

Sei stato un uomo molto generoso. Osannato da noi Napoletani e poi dal mondo intero. Ti hanno massacrato (il mondo interno non noi napoletani) perché eri un ribelle, un rivoluzionario, un anticonformista. Immagina il peso che possa aver sorretto per tutto quello che lui rappresentava nel mondo, per le pressioni mediatiche, per la vita quotidiana che non ha mai potuto condurre. Lui diceva di se stesso: “io non sarò mai un uomo comune”.

E no Diego, tu uomo comune non lo sei mai stato. Sei stato abbandonato, questo si. Ti hanno tradito, ferito e hanno tentato di metterti al tappeto, specialmente perché stavi portando in alto il nome della mia città.

Hai pagato lo scotto del tuo essere numero 1 nel mondo, hai pagato per il peso che portavi sulle spalle, per i riflettori sempre accesi, per l’essere osannato e per massacri mediatici.

Ma tu hai vinto, fuori e dentro al campo.

Hai vinto perché hai fatto sognare milioni di persone in tutto il mondo, perché hai regalato gioia, ci hai fatto divertire. Tu hai vinto perché quando quella volta, ad un’amichevole in Argentina, ti è venuto a guardare un ex portiere di calcio da poco rimasto paralizzato, tu gli hai stretto il volto tra le mani e gli hai sussurrato: “le mie gambe sono le tue gambe”.

Quell’uomo grazie a te nella vita è diventato la versione migliore di se stesso e non si è lasciato andare mai, perché in te ha trovato il coraggio, la motivazione, la grinta. Tu hai fatto credere a tutti quelli che pensavano che fosse impossibile, che era possibile.

Hai regalato questo, ai ambini nati nel 2000 che non ti hanno mai visto giocare a calcio, hai insegnato a credere nei supereroi.

Tu hai reso possibile l’impossibile.

Vincenzo Salemme nella sua lettera a Maradona scrive:

Di lei voglio ricordare la capacità di riconoscere i propri errori. Voglio ricordare gli inganni della tentazione nei quali è caduto e per quegli inganni credo che molti debbano chiedere perdono. Di lei voglio ricordare la generosità con la quale si mostrava al mondo, la mancanza totale di schemi, l’innocenza del suo genio e persino il declino del suo splendido fisico.

Voglio ricordare la frase regalata al grande Kusturica : “Emir, te lo immagini che calciatore sarei stato senza la cocaina?”. Ebbene, signor Diego Armando Maradona, sappia, almeno da parte mia, che quella orribile droga che regala illusioni e onnipotenza, non è riuscita a scalfire il suo genio. E, per conto mio, non ha nemmeno annebbiato la sua enorme, gigantesca e dolorosa sensibilità.

Per tutto quello che ha sofferto, a nome di tutti i “normali” del mondo, io le chiedo perdono e la ricorderò per sempre con tutto il cuore”.

Dannato e magico Diego.

Uomo e D10s

I murales di Maradona a Napoli non sono solo street art, hanno una storia.

Diego Armando non era uno sportivo, era un genio. Un genio è sempre fuori forma, fuori posto, perché spinge più in là l’orizzonte delle possibilità.

In realtà il genio non pratica, ma incarna. 

Maradona ha fatto la storia del calcio rimanendo quel ragazzino che palleggia. Nella tua arte, come nell’arte di tutti i geni, fedeltà e tradimento paradossalmente coincidono. Un campione lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. 

L’Osservatorio Romano cita:

“Maradona è stato un campione straordinario: del suo coraggio possono parlare le sue caviglie, dell’altruismo possono testimoniare i suoi compagni di squadra”.

Grande non è colui che fa sentire piccoli gli altri, ma è colui che li fa sentire grandi”. 

Maurizio Zaccone scrive:

Stasera dirò a mio figlio, di 7 anni, che Maradona è morto.
Non dovrò spiegargli chi è Maradona perché a Napoli non c’è un bambino che non sappia già tutto. Tutto quel che c’è da sapere.
Però voglio raccontargli cosa leggerà e cosa dovrà invece ricordare.
Leggerà un eterno distinguo tra il calciatore e l’uomo. Sentirà le sue vicissitudini personali raccontate con disprezzo; leggerà di pessimo esempio per gli altri.
Io invece voglio raccontargli di un uomo che chiese esplicitamente, a più riprese, di non essere preso come esempio. Che gli unici esempi devono essere i propri genitori.
E dello stesso uomo che, alle magie in campo, affiancò altri gesti.
Gesti di generosità, umanità, empatia.
E scelte. La scelta di correre su un cavallo perdente; forse nemmeno lo sapeva prima di venire a Napoli che qui non si era vinto nulla.
Forse non sapeva nemmeno che avrebbe preso fischi e insulti in ogni stadio d’Italia.
Che pur essendo il più grande giocatore del mondo avrebbe militato in una squadra poco competitiva, avversa ovunque. Che avrebbe pagato un prezzo che non gli spettava.
Ma lui scelse di prendersene carico; in tutti i sensi.
Avrebbe potuto cambiare squadra; la più blasonata d’Italia gli offrì poi un assegno in bianco.
Ma lui rifiutò, per scelta.
E per scelta si mise una fascia di capitano che andava oltre il compito di dialogare con l’arbitro.
Scelse di non stare dalla parte del più forte, pur essendo il più forte.
Nella vita si può sempre scegliere. Puoi scegliere la via più conveniente o quella più impervia, ma che senti dentro.
Inoltre puoi scegliere di parlare in faccia, a viso aperto, di non mandarle mai a dire, di sfidare il potere.
O puoi metterti al servizio di quel potere.
Puoi scegliere poi, dopo, di ricordare o dimenticare.
Di tagliare un legame o tenerlo sempre vivo, pur se non ti porta benefici.
Lui scelse di non stare dalla parte dei più forti per poterli poi sfidare, scelse di ricordare, sempre.
A te, figlio mio, chiedo di ricordare.
Di ricordare che anche le cose più difficili possono riuscire.
Che gli ostacoli devono essere stimoli, che non c’è gusto senza sfida; e che partire svantaggiati non è una sconfitta. Vincere non è l’unica cosa che conta; conta come lo fai, contro chi ti metti.
E non importa chi proverà ad usarti, ad infangarti, a metterti all’angolo.
Se ci credi davvero, è già giusto. E quando vincerai, sarà per sempre.
Non prendere Maradona come esempio, come dicono tutti.
Ma che ti sia da esempio la sua storia. Che ti sia da esempio come la proveranno a cancellare, senza mai riuscirci. Come si affanneranno a sminuire quello che nemmeno sono riusciti a comprendere.
E sii sempre orgoglioso delle tue origini, a dispetto di qualsiasi cosa ti diranno.
Non ti daranno ragione loro; te la darà la storia”.

Guerriero e vincente nel calcio, immenso e fragile nella vita.

Nonostante tutto quello che hai mostrato al mondo, ciò che ha sempre prevalso e vinto su tutto e tutti è il tuo grande, immenso e inarrivabile talento.

Di tutte le persone che conosco, nessuno ha mai preso come esempio i tuoi comportamenti borderline. Paradossalmente chiunque, anche i più fragili, sembrano cogliere solo il tuo lato migliore, lasciando a te, solo a te, il buio più totale.

Sono Napoletana, ho 37 anni, ma ricordo benissimo il maggio del 1987.

I giornali titolavano:

  • IO MARADONA, FIGLIO DI QUESTA CITTA’
  • VINCENAPOLI, APOTEOSI AL SAN PAOLO, DELIRIO IN CITTA’

Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. di unire la gente. parla una lingua che tutti capiscono. lo sport puo’ creare la speranza laddove prima c’era solo disperazione

nelson mandela

Il primo scudetto a Napoli

I murales di Maradona a Napoli risalgono ai tempi degli scudetti:

Dopo il primo scudetto queste sono state le prime parole di Maradona:

“Questa vittoria è più bella dei Mondiali in Messico, ma la corsa non è finita”. “Ho detto che questo scudetto vale per me molto di più della vittoria ai campionati del Mondo in Messico. L’ho ripetuto, senza vergogna. Sì, è così: questa è la vittoria più grande della mia carriera”.

“Non sempre io sono stato felice qui. Ma Dio è giusto, Dio è grande. Me lo ripetevo mentre giravo per il campo, come un pazzo, gridavo come un ossesso. Lo scudetto del Napoli è meritatissimo”

Questa invece la voce del popolo

“Signor Nannilò, vorrei dire che a nord ci hanno chiamato Africa (io aggiungo che è una cosa meravigliosa essere paragonati all’Africa) e allora mo si arrangiassero, lo scudetto è venuto in Africa”.

Questo è un razzismo strisciante che spunta sempre fuori quando si parla di squadre meridionali. Napoli è una città che ha potenziali di fantasia, d’immaginazione enormi, risorse d’intelligenza sterminate. Capacità di emergere e di eccellere in ogni situazione, il contrario esatto di tanti stereotipi messi assieme sulla napoletanità. 

“Per le strade no c’è più posto, e sono già nelle piazze, che sono piazze piene di corpi e di voci. Si svuotano le case, s’affollano i vicoli e via Caracciolo è un’immensa passerella e Napoli è tutto uno stadio, è un’auto vicina all’altra, è il suono delle auto, l’azzurro delle sciarpe. Napoli stasera è tutta una bandiera che sventola e corre. Rimangono sugli spalti quelli che aspettano le stelle, per raccontarsi l’ultima favola, per conservare negli occhi le ultime scene, stremati, vinti dalla felicità sull’ultimo dribbling di Diego. Lo stadio è stato una grande, grandissima pentola musicale, una cassa armonica, una città sonora, uno sventolio di colori, un’esaltazione di voci, mille voci, un coro solo.”

E’ succiesso oggi che ne abbiamo 29 di aprile. Il secondo è più bello ancora

Murales di Maradona a Napoli: dove sono e cosa sapere

E allora adesso ti porto in quella pentola musicale, tra i vicarielli di Napoli a leggerne la storia e l’amore, ti porto tra i murales di Maradona a Napoli. 

I murales di Maradona a Napoli sono la testimonianza di un’arte più moderna, raccontano la storia presente e passata di Napoli. Sono situati ai quartieri spagnoli di Napoli in via Emanuele de Deo 62.

Murales di Maradona a Napoli

Una galleria d’arte a cielo aperto. Puoi catturare il lato underground che si mischia con l’architettura storica dei Quartieri Spagnoli. “Vicolo di Totò” è il nuovo nome di Via Portacarrese, dove numerosi artisti hanno lasciato opere dedicate a Totò e agli altri grandi artisti napoletani come manifesti. Ma sono le 2 opere d’arte dedicate a Diego Armando Maradona che, in queste ore, accendono i cuori di molti nel mondo.

Tra i murales di Maradona a Napoli ci sono:

Il primo murale che è del 1990, realizzato dopo la vittoria dello scudetto; un’opera di Mario Filardi a cui lavorò 2 notti e tre giorni. In quell’occasione, gli abitanti del quartiere lo aiutarono puntando con i fari delle macchine accese il muro che, in quel momento rappresentava la sua tela.

Anni a seguire, nel punto in cui sorgeva il volto di Maradona aprirono una finestra, per cui l’opera fu restaurata. Ma è nel 2017 che lo street artist argentino Francisco Bosoletti, ha disegnato nuovamente il volto nel murale di Diego Armando Maradona.

Il secondo murale dedicato a Maradona si trova nel quartiere San Giovanni a Teduccio, ed è stato dipinto nel 2017 dal famosissimo napoletano Jorit.

murales di maradona a napoli

Dunque indubbiamente quello di Jorit è uno dei murales dedicati a Maradona più grandi al mondo; sono appunto questi, i due più importanti Murales di Maradona a Napoli.

Il terzo murale di Maradona è stato terminato il 07/01/2021 dal grandissimo Jorit: “lui si schiera e combatte non rimanda a domani”.

Murales di Maradona a Napoli

Si trova a Quarto, in provincia di Napoli, esattamente in Piazzale Europa (lato Corso Italia). Jorit gli dedica il murales scrivendo: “emozionato come un innamorato al primo appuntamento. Diego il mio eroe a Quarto la mia città. Grazie… per sempre nel mio cuore. E anche se dovesse finire tutto domani va bene così”. 

La vita di Diego Armando Maradona

Diego è stato subito leggenda, quando si recò al suo primo provino, a 9 anni, era così avanti che l’allenatore credette veramente di avere davanti un nano.

Non si travestiva, il viaggio dalla sua baracca senz’acqua alle ville lussuose non l’avevano ripulito dal fango.

Il pallone era la sua sola verità.

Diego si è immerso, si è contaminato, ha giocato da numero 10 di tutti i diseredati, ha lottato per tutti quelli che non hanno un posto nel mondo, per i sottovalutati, per le periferie, per tutti quelli a cui non tocca mai.

Diceva: “Sono figlio di Napoli”.

Ma soprattutto è stato l’unico calciatore nel mondiale a pareggiare una guerra con un goal che ha fatto invecchiare l’Inghilterra e, con un altro di rapina, ha riscattato l’Argentina dalla perdita delle isole Falklands/Malvinas. 

La famosa “Mano de D10s”.

murales di maradona a napoli

Maradona è stato l’insieme di tutto il meglio e il peggio che la mia terra ha generato. 

Aneddoto

Il padre di un ragazzino che ha bisogno di un’operazione per salvarsi la vita, chiede a Maradona di poter giocare per raccogliere dei soldi ad Acerra. Ferlaino (l’allora presidente) non acconsente alla richiesta e Maradona paga una clausola di 12 milioni di lire e gioca in questo campo di patate fangoso, dicendo: “Si fottessero o Lloyd di Londra, io gioco lo stesso”.

Campione ineguagliabile, tormentato dai suoi demoni.

Diego, oggi è morto il calcio.  

Ciao Pibe de oro, buon viaggio.

Murales di Maradona a Napoli

Grazie per aver letto il mio articolo su i Murales di Maradona a Napoli

Hotel suggeriti a Napoli

Ti lascio una piccolissima selezione di alcuni dei miei hotel preferiti a Napoli. 

  • Spanish Palace Rooms, Apartment & Terrace Si trova in un edificio del XVIII secolo, a 200 m dalla stazione della metropolitana Cavour. Vanta un’ampia terrazza panoramica dove potrai gustare la colazione. Il Duomo di Napoli è raggiungibile in 10 minuti a piedi.
  • Foro Carolino Si trova vicino al Maschio Angioino, al Teatro San Carlo e a San Gregorio Armeno. Camere ampie eleganti e pulite.
  • Casa Tolentino Nasce da un progetto di riqualificazione del monastero seicentesco di San Nicola da Tolentino, ai piedi della collina di San Martino. La gestione e l’accoglienza della struttura sono affidate ai giovani volenterosi di una cooperativa sociale, con lo scopo di valorizzare il territorio e creare occupazione. Con loro potrai fare anche delle visite guidate ai Quartieri Spagnoli
  • Artemisia Domus A soli 900 metri dal Maschio Angioino, è un raffinatissimo beb nel cuore di Napoli. Troverai anche sistemazioni con vasca idromassaggio e un salone in comune.

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Grazie per aver letto il mio articolo sui Quartieri Spagnoli di Napoli. Potrebbero interessarti anche:

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A chi non piacerebbe riempire di piccoli timbri tutte le pagine di quel documento chiamato passaporto! Ho iniziato così, seguendo la mia anima che non conosce confini. Perchè è quello che più mi fa sentire viva, che più mi emoziona. Più che viaggiare è scoprire... si viaggia anche a pochi passi da casa...si viaggia ogni volta in cui la sete della scoperta è più forte della solitudine della routine. Il viaggio inizia nel momento in cui lo immagini, ti scava dentro nel momento in cui lo organizzi, lo vivi nel momento in cui pensi a cosa mettere in valigia. Il viaggio ti cambia nel momento in cui fai il primo passo verso una nuova meta. Ti stravolge mentre percorri la strada e consumi le scarpe. Lo rivivi un milione di volte quando lo racconti, quando lo ricordi, quando rivedi una foto, quando lo consigli. E' così che io viaggio ogni giorno. Immagina che quello che hai sempre creduto lontano e impossibile adesso diventa possibile. Chi sei? Perchè lo fai? Se lo hai immaginato puoi farlo. Quelle terre così lontane, quei colori, quegli odori ti appartengono già, devi solo ritornare alle origini, alla natura. Abbandona il meccanismo del consumismo, lascia agli altri il superfluo, il bene più prezioso che puoi regalarti è arricchire la tua anima, regalarti ricordi, momenti. Credi che sia troppo oneroso? può darsi. Dipende dalle priorità e da come organizzi il tutto. Sono Natascia Fois e sono una viaggiatrice. Organizzo sogni, li cucio addosso. Sono una sarta dell'anima. Viaggiatori, facciamo le valigie, consumiamo scarpe e lasciamo impronte indelebili nelle nostre menti, creiamo ricordi da raccontare.

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